Potere politico e libertà di stampa

Diderot D.

Potere politico e libertà di stampa

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    Nessun uomo ha ricevuto dalla natura il diritto di comandare gli altri. La libertà è un dono del cielo, e ogni individuo, della stessa specie ha il diritto di goderne appena giunge all’età della ragione. Se la natura ha stabilito qualche autorità, è la potestà paterna; ma la potestà paterna ha i suoi limiti e nello stato di natura finirebbe non appena i figli fossero in grado di agire da soli. Qualsiasi altra autorità ha un’origine diversa dalla natura. Se si guarda bene, la si farà sempre risalire a una di queste due fonti: o la forza e la violenza di colui che se n’è impossessato, o il consenso di coloro che vi si sono sottomessi mediante un contratto fatto o supposto fra loro e colui cui hanno deferito l’autorità.

    Il potere che si acquisisce con la violenza non è altro che un’usurpazione, e dura soltanto finché la forza di colui che comanda prevale su quella di coloro che obbediscono; così che se questi ultimi diventano a loro volta i più forti e scuotono il giogo, lo fanno con diritto e giustizia pari a quelli dell’altro che lo aveva imposto loro. La stessa legge che ha creato l’autorità la distrugge: è la legge del più forte.


    Formato 15x21 cm., 192 pagine.

    Pubblicato ad aprile 2021.


    INDICE

    Introduzione

    Gli articoli della «Encyclopédie» (1751-65)
    Autorità politica
    Diritto naturale
    Potere
    Potenza
    Rappresentanti
    Sovrani

    La memoria «Sulla libertà di stampa» (1763-64)
    Sulla libertà di stampa

    Le «Pagine contro un tiranno» (1771)
    Pagine contro un tiranno

    Il «Discorso di un filosofo a un re» (1774)
    Discorso di un filosofo a un re

    Le «Osservazioni sul Nakaz» (1774)
    Osservazioni sul Nakaz

    La «Confutazione di Helvétius» (1773-75)
    Confutazione del libro «Sull’uomo» di Helvétius

    La «Lettera apologetica dell’abate Raynal a Monsieur Grimm» (1781)
    Lettera apologetica: dell’abate Raynal a Monsieur Grimm

    L’apostrofe «Agli insorti d’America» (1778)
    Agli insorti d’America


    Denis Diderot nacque a Langres nel 1713 da un artigiano fabbricante di coltelli. Avviato dapprima agli studi ecclesiastici non ne volle sapere né maggior fortuna ebbe il tentativo del padre di farlo diventare avvocato. La potenza del versatile ingegno, una vitalità portentosa, la sincerità, l’entusiasmo del suo carattere appassionato, lo posero ben presto in primo piano nel mondo dei letterati e dei filosofi dell’Illuminismo. Propagandista, agitatore e organizzatore della cultura rivoluzionaria del ’700 francese, fu il più conseguente, il più tenace e forse il più profondo dei grandi spiriti che diedero «le armi più raffinate e decisive» (A. Gramsci, Q3, 31) alla borghesia progressiva che fece la grande Rivoluzione francese. Le sue idee superano talora i limiti di quella Rivoluzione e sono state lievito fecondo ai successivi sviluppi del pensiero materialistico moderno. A lui soprattutto si deve la monumentale Enciclopedia, che iniziò, continuò e portò a termine, senza mai cedere alle persecuzioni dei nemici, né ai ripiegamenti, alle debolezze e talvolta ai tradimenti dei suoi stessi collaboratori. Non vi è campo in cui egli non ci abbia dato opere di grande valore artistico, critico, filosofico e scientifico. Ricordiamo tra le sue opere filosofiche e scientifiche: Paradosso sull’attore, Pensieri filosofici, Colloquio tra d’Alembert e Diderot, Sogno di d’Alembert, Principi di filosofia morale, Interpretazione della natura, Supplemento al viaggio di Bouganville; fra le opere narrative: Giacomo il fatalista, La monaca, Il nipote di Rameau, I gioielli indiscreti; fra i lavori teatrali: È buono? È cattivo?, Il figlio naturale, Il padre di famiglia oltre a numerosi saggi di critica d’arte. Morì a Parigi nel 1784.