Flamini Gianni
Brennero connection. Alle radici del terrorismo italiano
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Della questione altoatesina (1946-1992) si conoscono gli aspetti politico-diplomatici e di tutela delle minoranze, mentre è stato quasi completamente trascurato il lato militare clandestino.
Con la guerra fredda il confine del Brennero divenne gradualmente un avamposto dell'occidente contro un'ipotetica invasione dall'Est. Bisognava a tutti i costi garantirne l'inviolabilità. A questo scopo e giudicando nocivo l'attivismo di un pangermanesimo mirante al ricongiungimento con l'Austria, il governo italiano, con l'appoggio della Nato, finí per promuovere una lunga e segreta campagna di guerra cosiddetta non ortodossa.
Le ragioni dell'irredentismo sudtirolese vennero zittite e strumentalizzate e la piccola «Heimat» al di qua del Brennero divenne un laboratorio di sperimentazioni politico-militari che servirono a collaudare un fenomeno mostruoso: il terrorismo italiano.
In sostanza è là che furono sperimentate concretamente le tecniche della strategia della tensione, della provocazione e della strage. Ed è là che si inventarono procedimenti speciali per la «difesa dell'Occidente» , usati prima dietro il baluardo del Brennero e poi sull'intero territorio nazionale.
La questione altoatesina rappresenta anche un classico esempio di utilizzazione del terrorismo per il raggiungimento di scopi politici pubblicamente impresentabili. Un esempio drammaticamente e universalmente attuale.