Pierluigi Pavone
Contro gli Stoici. Cristo, Socrate, Buddha - Saggi di Storia della Filosofia, Gnosi e Cristianesimo
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[Dall’Introduzione]: Se fosse vero l’idealismo, i saggi qui discussi avrebbero una necessaria organicità diveniente-sintetica, invece vogliono essere posti in un ambito dialogico più discontinuo, plurale, anche se non relativo.
Tuttavia se si rifiuta l’idea che la storia sia l’orizzonte ultimo, che la dialettica immanente del divino sia il fine ultimo dell’uomo, che il mistero si compia nella gnosi, gnoseologica o morale, psicologica o naturalistica che sia (Saggio 3), si accetta di Hegel l’idea che la filosofia sia «pensare secondo unità»; si accetta di Hegel l’idea che il pensiero filosofico debba misurarsi all’interno di una visione complessiva della storia.
Ancora, se si rifiuta lo spettro persistente del nichilismo logico e ontologico la cui radice moderna, però, è ravvisata in Lutero, in una stretta relazione tra univocità ed equivocità dell’essere e univocità del divenire (Saggio 1), tuttavia a favore di Hegel persiste l’idea platonica della politica come naturalizzazione sociale dell’uomo e la contrapposizione giuridica all’individualismo proprietario del liberalismo e all’astrazione morale del kantismo, che vale anche come contrapposizione all’idea contemporanea di Europa e di Nuovo Ordine Mondiale (Saggio 4), tuttavia a favore di Hegel persiste la superiorità dialettica rispetto al materialismo storico e l’ultima capacità filosofica di sintesi, il rifiuto di riconoscere il carattere razionale della filosofia alle religioni orientali (Saggio 7).
Proprio da quest’ultimo punto prende le mosse l’opposizione allo stoicismo: come visione antropologica accomunata a certe visioni solipsistiche buddhiste o gnostiche, da un lato, e a quell’etica autoreferenziale del dovere, che trova in Kant l’apice supremo (Saggio 7); come sintesi cosmologica di una certa visione presocratica (Saggio 6), la quale si ripropone in termini scientifi co-moderni (Saggio 3) e a cui si oppone il livello di trascendenza ontologica, e non ontica con buona pace di Heidegger, raggiunto, invece, dall’Idea del Bene in Platone e dal Dio-Causa prima in Aristotele, pur senza colmare la distanza del teorema creazionistico biblico, rispetto alla possibilità dell’essere, e della cristologia dell’arché, rispetto alla rivelazione della verità dell’essere stesso (Saggio 6).