Napoleone
Conversazioni religiose. Sulla fede e sull'esistenza di Dio
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Esiste un essere infinito, a paragone del quale, generale Bertrand, non siete che un atomo; a paragone del quale io, Napoleone, sono un vero niente, un puro nulla, mi capite? Lo sento questo Dio...le vedo...ne ho bisogno, credo in lui.
Il 15 ottobre 1815, dopo settanta giorni di navigazione Napoleone, sconfitto a Waterloo, sbarca a Sant'Elena insieme ad alcuni ufficiali che gli sono rimasti fedeli.
Tra questi c'è anche il generale Bertrand, al quale confiderà i suoi più intimi pensieri sulla religione, che saranno raccolti successivamente dal cavaliere di Beauterne.
Da queste conversazioni emerge non più la figura di un Imperatore che ha conquistato fama immortale, ma di un uomo consapevole dei propri limiti e tormentato da angosce spirituali, alla ricerca del senso ultimo dell'esistenza; e se in passato il grande condottiero aveva agito come se considerasse la religione uno strumento di potere e la fede una debolezza, adesso le sue riflessioni e i suoi ragionamenti portano a un'unica e perentoria conclusione: Dio esiste e io credo.
Affermazione a prima vista incredibile, se attribuiti a quel Napoleone materialista e senza scrupoli che la storia ci ha tramandato, ma in realtà coerente con il pensiero di un uomo in esilio, abbandonato da tutti, che ostenta la sua fede e si vanta di aver trovato la prova dell'esistenza di Dio, e che riflette con passione sulla figura di Cristo e sul simbolo della croce, sul rito dell'eucarestia, sui rapporti tra il cattolicesimo e le altre religioni.