"La Cina non è la luna, ma è qualcosa di lontano come la luna... la Cina sta in un tempo perduto, che si trova nel nostro come una specie estinta, eppure viva, astante, giovanissima" queste le prime righe del Diario cinese di Cesare Brandi, per la prima volta a contatto con una realtà e una storia tanto diverse.
Pregevoli le sue notazioni relative alla Città proibita, alla Grande Muraglia, alle tombe dei Ming, al Tempio del Cielo: notazioni che non si limitano a dichiarare una diversità palese per tutti ma ne ricercano i nessi formali con l'India, l'Islam e la stessa Europa.
La bellezza della campagna, coltivata come un giardino, fa da leit-motiv a tutto il viaggio.
Ma non meno della scoperta della grandezza della pittura Tang, interesserà il lettore la riscoperta di luoghi come Hang Chow, che già incantò Marco Polo e che con i suoi laghi e i suoi magnifici giardini sembra far parte di una terra promessa.