Santino Umberto
Don Vito a Gomorra. Mafia e antimafia tra papelli, pizzini e bestseller
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«... l’antimafia, più che atto esemplare di singoli eroi, è stata per molti anni mobilitazione popolare e bisognerebbe compiere ogni sforzo perché sia liberazione collettiva dentro un progetto di democrazia partecipata, di riconoscimento di diritti e soddisfacimento di bisogni, cancellati o negati dalle dinamiche del mercato globalizzato, di cui le borghesie mafiose sono insieme prodotto e riproduttrici.»
Dopo anni di negazione e di silenzio, il mercato mediatico sforna continuamente prodotti di largo consumo che spesso danno un’immagine distorta e fuorviante tanto della mafia che dell’antimafia.
Una mafia ridotta a poche decine di padrini e a qualche migliaio di gregari e una trama di rapporti (la famigerata “trattativa”) circoscritta a pratiche episodiche, svelate centellinando le dichiarazioni, a pianificare l’istogramma dell’attenzione, e un’antimafia iconizzata nella parola e nel gesto di personaggi di successo.
L’autore di questo libro da decenni è impegnato in un’attività di ricerca e di mobilitazione sulla base di una concezione della mafia e dell’antimafia al di là delle idee correnti. Se queste sono dominate dalla polarizzazione (o “subcultura” o “associazione a delinquere”) il “paradigma della complessità” lega l’associazionismo criminale a un sistema di relazioni che ne costituisce il vero punto di forza, garantendo insieme continuità e adattamento al mutare del contesto.
E l’antimafia, più che atto esemplare di singoli eroi, è stata per molti anni mobilitazione popolare e bisognerebbe compiere ogni sforzo perché sia liberazione collettiva dentro un progetto di democrazia partecipata, di riconoscimento di diritti e soddisfacimento di bisogni, cancellati o negati dalle dinamiche del mercato globalizzato, di cui le borghesie mafiose sono insieme prodotto e riproduttrici.