Falcone e Borsellino. La calunnia, il tradimento, la tragedia

Monti Giommaria

Falcone e Borsellino. La calunnia, il tradimento, la tragedia

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«Non vi è dubbio che Giovanni Falcone fu sottoposto a infame linciaggio, prolungato nel tempo, proveniente da più parti, gravemente oltraggioso nei termini, nei modi e nelle forme, diretto a stroncare per sempre, con vili e spregevoli accuse la reputazione e il decoro professionale del valoroso magistrato».

La Corte di cassazione nel novembre del 2004, pronunciandosi sul fallito attentato all'Addaura, ha così definito il trattamento riservato a Giovanni Falcone nei dieci anni del suo impegno contro la mafia. Non diverso da quello che subì Paolo Borsellino.

Il libro già nel 1996, alla sua prima edizione, ripercorreva con documenti quel linciaggio. I due magistrati lavorarono in solitudine, come se quella contro Cosa nostra fosse una guerra personale e privata.

Quando furono trucidati divennero eroi, ma rileggendo le carte raccolte nel libro appare chiaro che la lotta contro la mafia, il maxoprocesso, le deposizioni dei pentiti furono affrontate da Falcone e Borsellino nella diffidenza generale.

Dieci anni dopo il volume conserva tutta la sua attualità. Riproporlo è un modo per non perdere la memoria.

La nuova edizione si avvale di due importanti testimonianze: quelle di Maria Falcone e Rita Borsellino, sorelle dei due giudici, che raccontano l'amarezza della solitudine nella quale si trovarono a lavorare. Fino alla tragedia finale.


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