In occasione del 90° anniversario dell’omicidio di Giacomo Matteotti viene pubblicato, per la prima volta in volume, il saggio di Gaetano Arfè, Giacomo Matteotti uomo e politico, apparso sulla «Rivista Storica Italiana» nel 1966.
[...] Il saggio di Gaetano Arfè che riproponiamo è uno dei pochi ritratti completi della figura e dell’opera di Giacomo Matteotti. Ha il merito di rendere in modo concentrato ma esaustivo le peculiarità del Matteotti politico, l’originalità del suo socialismo, rispetto sia alla vicenda del comunismo, italiano e no, sia però anche alla tradizione del riformismo turatiano.
[...] In questa ricerca di una inedita rivoluzione in Occidente, aperta anche a intese con «ceti non proletari» e con la «borghesia più sana», Matteotti, come nota acutamente Arfè, ricorda Gramsci. La sua era una concezione politica che, non scevra di «suggestioni finalistiche», puntava ad essere alternativa sia al sovversivismo bolscevico, sia ad un gradualismo rinunciatario e che «si accontenta». [...] Per questa intransigenza, ma anche chiarezza di prospettiva politica, la mano omicida del fascismo si volse, il 10 giugno 1924, proprio contro Giacomo Matteotti e non contro personaggi magari più noti e rappresentativi del socialismo italiano, «un Maffi o un Turati» come chiosa Arfè. Il nemico più pericoloso era lui.
Si può concludere sottolineando che con il suo sacrificio certamente «nasce l’etica dell’antifascismo», quella «religione della libertà» che dette all’Italia migliore la possibilità e la dignità di resistere alla lunga notte di quanti «hanno la forza ma non la ragione».
Dall’introduzione di Fabio Vander