Paragonati a una carezza o a un regalo verbale, i complimenti si inquadrano nell’ambito della cortesia, fra le strategie con cui i parlanti cercano di soddisfare il bisogno esistenziale di essere apprezzati e ammirati.
Ma i complimenti – studiati per la prima volta qui in italiano – sono soggetti a significative variazioni interculturali. Variano infatti non solo la frequenza, le circostanze e le norme che ne regolano lo scambio, ma anche la forma, l’intensità e, soprattutto, l’oggetto: bellezza, abilità, bravura, intelligenza, personalità, beni materiali, ecc. Nei complimenti cioè si riflette, come in uno specchio, ciò che in una determinata comunità è apprezzato e valutato positivamente.
L’analisi di un ampio corpus di parlato spontaneo mostra che classificare un enunciato come un complimento è un’operazione complessa, che non si può compiere senza tener conto delle risposte del destinatario.
Questi oscilla fra l’accordo e il disaccordo, con tutta una serie di reazioni intermedie con cui tenta di risolvere il conflitto tra la massima della modestia, che induce a negare la verità del complimento, e la massima dell’accordo, che spinge invece in direzione opposta.