Alla fine del secondo conflitto mondiale, l'uomo la cui ambizione aveva scatenato la guerra non c'era più. Hitler non firmò la resa tedesca, non fu presente al processo di Norimberga, non ci furono immagini del Fuhrer vinto in mostra sulle pagine dei giornali. Gli alleati si limitarono a mostrare alcuni resti carbonizzati ai quali mancava un piede. Dissero, e furono creduti, che erano i resti di Adolf Hitler.
Vicino a lui c'era il corpo, anch'esso bruciato, di una donna che indossava un abito di Eva Braun. La donna era morta per i postumi di una ferita di granata al petto; una grossa capsula contenente cianuro era stata rotta nella sua bocca. Si suppose che si trattasse di suicidio; si suppose che fosse Eva Braun.
Attingendo a documenti fino a poco tempo fa non disponibili, provenienti dagli archivi sovietici, e ricorrendo a una vasta gamma di testimonianze di esperti, Hugh Thomas ci racconta i giorni finali della guerra svelando che cosa avvenne nell'ultimo fortino di Hitler, che fine fecero Goebbels e la sua famiglia, Martin Bormann, gli altri che fuggirono a Berlino e lo stesso Hitler.