Studiosi italiani e stranieri, appartenenti a generazioni diverse, si cimentano sul tema del fantastico, genere relativamente recente, che oggi sembra avere una particolare presa sull’immaginario collettivo. E lo fanno mettendolo innanzitutto a confronto con l’allegoria – figura retorica che esprime il “significato secondo” delle immaginazioni dell’irreale.
Dunque, ecco prendere in esame una serie di testi-campione tratti da varie epoche e culture (da Poe a Wilde, da Kafka a Borges, ai nostri Palazzeschi e Landolfi), allo scopo di mostrare come solo nella verifica concreta sul linguaggio si dispieghi a pieno il potere straniante delle immagini fantastiche.
Fuori dai pregiudizi della critica dei capolavori, ma anche dalle scorciatoie degli studi culturali, il fantastico si rivela qui come una strategia verbale che può ancora aprire a sviluppi nuovi ed imprevisti.