Antonio Tedesco
Il partigiano Colorni e il grande sogno europeo
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Eugenio Colorni appartiene a una famiglia della medio borghesia ebraica milanese, secondogenito di Alberto Colorni e Clara Pontecorvo. Filosofo, precoce antifascista (all’Università milita nei Gruppi goliardici per la libertà, poi in G. L. e dal 1934 nel PSI), dirigente del Centro Interno Socialista, viene arrestato nel settembre del 1938 in seguito alle leggi razziali.
Le spie dell’Ovra seguono da tempo le attività del «pericoloso sovversivo», che «per la qualità intellettuali può ritenersi pericoloso per l’ordine pubblico e capace di svolgere in circostanze favorevoli, propaganda contraria alla Nazione e al Regime».
Figura centrale del panorama culturale italiano e dell’antifascismo, considerato una delle menti più brillanti degli anni ’30. In seguito all’arresto viene inviato a Ventotene, a scontare cinque anni di confino, e qui, in quella fucina di pensiero che erano le discussioni con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, ed altri confinati che Eugenio trovò, come anelava nella sua ricerca in altri campi di pensiero, le ragioni per un ribaltamento di visuali generali in politica.
Eugenio Colorni diventa un personaggio centrale nell’elaborazione delle tesi europeiste e può essere considerato coautore del Manifesto di Ventotene.
Nel 1943 entra nella Resistenza romana per realizzare il suo grande sogno: l’Unione dei popoli europei in un unico stato federato socialista. Il suo sogno si spezza - pochi giorni prima della Liberazione di Roma - a Piazza Bologna, dove il 28 maggio viene fermato e gravemente ferito da due militi della brutale Banda Koch. Il 30 maggio del 1944, si spegne all’Ospedale San Giovanni.
Scrisse Pietro Nenni, nel suo Diario, «La sua perdita è per noi irreparabile ed è dolorosa per la cultura italiana ed europea».
Ultime pubblicazioni della biblioteca della Fondazione Nenni:
• Lelio Basso, Pietro Nenni, Carteggio: trent’anni di storia del socialismo italiano / a cura di Luciano Paolicchi, Roma: Editori Riuniti university press, 2011.
• Ignazio Silone, AA.VV. Roma, Camera dei Deputati 2012.