François Noël Babeuf, soprannominatosi Gracchus, è stato un assertore del comunismo utopistico, capo della Congiura degli Eguali – il primo esperimento di partito rivoluzionario organizzato. Il pensiero e l’azione di Babeuf, una delle prime vittime della reazione borghese, ghigliottinato solo nove anni dopo la presa della Bastiglia e l’immenso impeto di speranza del 1789, eccitano la curiosità degli storici. Babeuf era stato testimone delle lotte dei contadini e vi prese presto personalmente parte salvaguardando i loro diritti e cercando soluzioni alla crisi. È così che diviene filosofo – come lo si era nel secolo XVIII – e aspira alla felicità sulla terra per l’umanità intera e infatti scrive:
[...] Perché, infine, nessuno ha ancora pensato al povero; e, dico io, nel rinnovamento delle leggi di un Impero bisogna principalmente trattare del povero; è lui, è la sua causa che interessa più d’ogni altra sostenere. Qual è lo scopo della società? Non è forse quello di procurare ai suoi membri la più grande felicità possibile? E a che servono dunque tutte le vostre leggi se in ultima analisi non riescono a trarre dagli abissi della miseria questa enorme massa di indigenti, questa moltitudine che compone la stragrande maggioranza della società? A che serve un comitato di mendicità che continua ad avvilire gli esseri umani parlando di elemosine e di leggi repressive, nel tentativo di obbligare un gran numero di infelici a seppellirsi in capanne e a morirvi d’inedia, affinché il triste spettacolo della natura sofferente non inciti a rivendicare i primitivi diritti di tutti gli uomini, che la natura ha creato perché vivano e non perché solo alcuni di essi accaparrino per sé il bene di tutti? [...].