Benito Li Vigni
In nome del petrolio. Da Mussolini a Berlusconi, gli affari italiani in Iraq
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1928 le grandi compagnie petrolifere anglo-americane firmano un patto di cartello chiamato della Linea rossa, in base al quale si impegnano a controllare le attività petrolifere in Iraq e in tutto il Medio Oriente.
1932 l'Italia di Mussolini, a corto di petrolio, riesce ad entrare in Iraq, acquisendo attraverso l'Agip una quota minoritaria della British oil development e, agli inizi del 1935 assume il totale controllo della Mosul oil fields.
1936 il sogno mussoliniano dell'impero provoca il grande ricatto inglese di un embargo petrolifero che avrebbe fatto fallire la campagna d'Etiopia e che solo la cessione della Mosul riesce a evitare.
1958 l'Italia di Enrico Mattei avvia una trattativa in Iraq per acquisire le concessioni petrolifere che il governo iracheno stava per sottrarre all'influenza del gruppo anglo-americano dell'Iraq petroleum company. Mattei, fortemente contrastato da inglesi e americani, non riesce a concludere l'accordo Eni-Iraq perché il 27 ottobre 1962 muore vittima di un sabotaggio al proprio aereo.
2003 il governo Berlusconi, sostenendo le finalità dichiarate dagli Usa per l'attacco all'Iraq, invia un contingente militare a Nassiriya, nell'area della concessione petrolifera accordata all'Eni dal governo di Saddam alla fine degli anni '90. Ancora prima dell'attacco americano all'Iraq, il governo italiano aveva preparato un dossier in cui viene ribadito l'interesse nazionale per il petrolio di Nassiriya e per gli affari connessi alla ricostruzione irachena.
Attraverso fonti di archivio segrete e testimonianze eccezionali il libro ricostruisce la storia dei tentativi italiani di accedere agli affari del petrolio iracheno.