«Molte cose conosce la volpe; il riccio una sola ma importante».
Per capire il senso di una polemica
Questo libro vuole essere polemico e prende spunto dall’atteggiamento mai abbandonato da Berlin e sintetizzato da lui come segue: la «indignazione per tutti gli inganni dei marxisti, per tutte quelle chiacchiere sulla “vera libertà”, per il gergo stalinista e comunista della “libertà autentica”». Le pagine che seguono hanno la modestissima intenzione di lanciare un sasso nello stagno delle idee che hanno isterilito e schiacciato su posizioni prossime a quelle di Berlin quanti dovrebbero avere la responsabilità di orientare le classi subalterne e, invece, si rinchiudono nella morta gora di ragionamenti su chi siamo, senza guardare a ciò che siamo stati e a quello che dovremmo essere. La polemica può essere sintetizzata in due affermazioni di quegli «indipendenti seguaci» di Marx che Berlin individua in Lukács e Gramsci. Lukács definisce gli intellettuali del tipo Berlin come convinti «di essere al di sopra dei contrasti di classe, degli interessi egoistici degli uomini» per cui questo diventa
il punto di vista tipico dell’intellettuale che non partecipa – in forma immediata – al processo produttivo, e la cui base esistenziale, dal punto di vista sia materiale che spirituale, sembra essere «tutta» la società senza distinzione di classi (…) e perciò l’intellettuale, nel momento in cui s’impegna seriamente a riconoscere la verità e a predicarla, è convinto di non vedere alcuna base sociale su cui poter edificare la sua «verità».
E Gramsci:
Quando discuti con un avversario, prova a metterti nei suoi panni. Lo comprenderai meglio e forse finirai con l’accorgerti che ha un po’, o molto, di ragione. Ho seguito per qualche tempo questo consiglio dei saggi. Ma i panni dei miei avversari erano così sudici che ho concluso: è meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire.
Certo l’affermazione gramsciana è forte ma rende il senso profondo della ricerca di vie nuove che, guardando a ieri, sappiano indicare il domani per uscire dallo stantio presente. Con pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà.