Le opere qui ripresentate in italiano segnano una tappa decisiva nel percorso umano e scientifico di Angelo Brelich. Pur se già trasferitosi in Italia presso la cattedra di Raffaele Pettazzoni, esse sono ancora fortemente improntate agli insegnamenti del primo maestro Kerényi, insegnamenti dai quali si sarebbe presto distaccato, per abbracciare convintamente l’impostazione storicistica pettazzoniana. I primi germi di questo “passaggio” sono già presenti ne La divinità tutelare segreta di Roma e in Vesta, comparse in tedesco nel 1949. Come rileva lo stesso Brelich tracciando un bilancio della sua carriera poco prima della sua scomparsa: «riesaminando, dunque questi lavori che ero abituato a ricordare con disgusto e vergogna, oggi resto sorpreso nel trovare in essi anche certi orientamenti che, più in là, si sarebbero dimostrare suscettibili di sviluppi e che – in retrospettiva – appaiono come segni di una continuità di problemi».