
Giovanna Lo Presti
La scuola agra
Pagine: 100.
Questo libro parla della scuola, oggi, in Italia. Un tentativo di rintracciare le cause che fanno sì che lo stato delle nostre scuole sia quello che è attualmente. Contro ogni “didattica breve”, contro ogni contaminazione tra scuola e lavoro, contro un sapere atomizzato e utilitaristico queste pagine sostengono la necessità dei tempi lunghi e gratuiti dell’apprendimento e il bisogno dell’avere maestri che rendano memorabile per chi impara ciò che essi insegnano. Come nei più paurosi film dell’orrore la crisi della civiltà abita in casa nostra, nelle nostre aule in cui la tensione cresce, in cui si impara sempre di meno mentre, all’esterno, il mondo diventa sempre più complesso.
L’illusione tecnologica, la cui manifestazione più vieta è una sorta di ebbrezza faustiana da supermercato, ha fatto sì che, parallelamente al diffondersi di una tecnologia sempre più pervasiva e sempre meno controllabile da parte di chi la usa, si affermassero il “nuovo” e il “moderno” come concetti buoni in sé e, in quanto tali, da perseguire.
Giovanna Lo Presti ha insegnato Italiano e Storia per più di vent’anni in un istituto tecnico di Torino. Attualmente segue un corso di dottorato di ricerca presso l’Università del Piemonte Orientale. Ha avuto modo di seguire sul campo, dalla “riforma” Berlinguer alla “riforma Gelmini”, il processo che, sotto il blasone dell’“efficacia” e dell’ “efficienza”, ha privato anno dopo anno la scuola di risorse materiali e di vitalità culturale, rendendo sempre più spesso le nostre aule luogo di disagio per insegnanti e studenti. Lavora da lungo periodo nell’area del sindacalismo di base e si è occupata per l’associazione culturale “Scuola e società” del sistema scolastico italiano e di questioni legate alle condizioni materiali di lavoro nel'ambito scolastico. Ritiene che la scuola vada sottratta agli “esperti” e restituita a chi a scuola lavora e studia; la grave crisi in atto non autorizza ad abbandonare la giusta lotta per una buona scuola, per tutti. I fatti, lo dice anche George Steiner, non sono mai un argomento sufficiente contro la speranza.