Questo volume si propone di entrare nel "laboratorio" del traduttore di poesia descrivendo e sperimentando le tecniche e le procedure formali proprie di un'attività interlinguistica applicata ai testi letterari e alle modificazioni che l'esperienza della traduzione introduce nella loro peculiare fenomenologia estetica.
La dovizia degli studi che, già da alcuni decenni, sono fioriti intorno alla teoria della traduzione, conferendole lo statuto di una disciplina autonoma, sollecita un'indagine sui procedimenti compositivi e "poietici" che costituiscono il testo nel suo farsi e, come accade nella traduzione, nel suo rifarsi.
L'interesse prevalentemente letterario degli studi compresi in questo libro consente di introdurre criteri estetici proprio nel settore in cui elettivamente si esercitano le strategie formali che allestiscono la bellezza espressiva di un testo, così da privilegiare il punto di vista del lettore ovvero la necessitò di riferire l'estetica della traduzione al più vasto territorio dell'estetica della ricezione, di cui appunto la storia e la teoria della traduzione costituiscono un capitolo fondamentale e imprescindibile.