L'«amore forte» aspira senza compromessi all'esclusività e all'eternità. Ad esso si contrappone l'«amore debole» che si basa sulla contingenza e sul turnover delle relazioni. L'«amore forte» richiede un impegno pedagogico da parte dei genitori e degli educatori, ma richiede anche l'educazione continua di sé, di chi è chiamato a vivere la relazione. L'«amore forte», secondo l'autore, non discrimina le persone in base al loro orientamento sessuale. Esso è un modello di amore per tutti gli innamorati, eterosessuali e omosessuali. Le coppie esistono perché due persone si innamorano l'una dell'altra e la scelta di sposarsi è uno straordinario atto di volontà e di responsabilità comune, che lega due persone per sempre. In quanto tale, il matrimonio non può essere contratto superficialmente. Occorre educarsi ed educare affinchè l'amore sia vissuto non come mero esercizio di diritti, ma come dono da coltivare, giorno per giorno.
Il matrimonio è il sigillo dell'«amore forte» di fronte alla comunità umana, e, per chi crede, di fronte a Dio. Tuttavia, il riconoscimento religioso e giuridico delle coppie dello stesso sesso e dei loro paritari diritti e doveri è oggetto di una disputa in tutto l'Occidente. La spaccatura tra partito dei favorevoli e partito dei contrari interessa tanto la società civile, quanto le chiese cristiane. Il confronto teologico ed esegetico è quanto mai aperto. Basandosi su radici cattoliche e laiche, l'autore presenta una serie di considerazioni non teologiche favorevoli al riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, procedendo dall'analisi sociopatogenetica dell'omofobia e dall'analisi delle teorie del disordine morale. L'autore si propone di rielaborare creativamente approcci metodologici, storici, cognitivisti, basati sui diritti umani, sulla ricerca epistemologica e politologica, per offrire ulteriori risorse al dialogo tra favorevoli e contrari.