Dal momento che le iniziazioni sono riti complessi, la prima sfida che lanciano al ricercatore è di saper cogliere tutte le situazioni relative a tutti i momenti, ivi compresi i più nascosti, i meno evidenti, quelli che per principio si rifiutano di piegarsi alla sua curiosità, opponendo la barriera del segreto. Dapprima si porta attenzione non tanto al contesto sociale e storico di ciascuna iniziazione - obbligo di per sé evidente e banale - quanto alle relazioni concrete tra la prova iniziatica e le richieste specifiche che una determinata società rivolge a ciascuno dei suoi membri per esistere e perpetuarsi. In seguito, sembra opportuno situarsi al cuore delle operazioni rituali stesse; compito impegnativo e raramente portato a buon fine, perché lo scenario iniziatico tende molteplici trappole al suo osservatore. [...]
A me è sembrato che il modo migliore d'introdurre questo primo momento del lavoro di Brelich e di rendergli giustizia sia quello di tuffarsi nel mosaico dei riti, di tentare di comprendere le sue scelte al fine di metterle in questione alla luce delle persistenze e, soprattutto, alla luce degli sviluppi futuri della teoria delle iniziazioni che, dal 1960, non ha mai cessato di affermarsi come un dominio centrale dell'antropologia in quanto disciplina e ambito del pensiero.
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