I tre saggi compresi in questo libro costituiscono passaggi cruciali di quella riflessione sull'Olocausto che porterà Arendt alla stesura di uno dei capisaldi del pensiero novecentesco, Le origini del totalitarismo.
Di fronte a un evento che sfidava le capacità di comprensione, la Arendt seppe formulare per la prima volta, con un rigore ineguagliato, le domande che ancora oggi ci inquietano: come è potuto succedere? Quali meccanismi di disumanizzazione sono stati messi in atto per poter rendere normale lo sterminio di massa?
I campi di concentramento appaiono alla Arendt come l'esito più estremo, ma anche più conseguente, del totalitarismo come forma inedita di governo, intesa a sperimentare la cancellazione della spontaneità e della pluralità umane e capace di creare nei suoi sudditi un'obbedienza e una mentalità conformistica disposte ad accettare qualsiasi errore.
I tre scritti (due dei quali finora inediti in Italia) sono preceduti da un'ampia introduzione volta a rivisitare la fecondità storica e teorica della categoria del totalitarismo dopo la fine della guerra fredda e il collasso del comunismo sovietico.