Si tratta dell'ordine simbolico che la lingua materna – ovvero la capacità di tenere insieme corpo e parole, esperienza e linguaggio che impariamo nella relazione primaria con la madre – sa fare.
Un ordine rivoluzionario, giacché la relazione figlia-madre è cancellata nell'ordine patriarcale; e imparare a praticarla nella vita adulta, sostituendo all’avversione la gratitudine per la madre e per le altre donne che ne continuano l’opera, apre lo spazio per la dicibilità dell'esperienza femminile, altrimenti sottoposta all’adeguamento alla norma e al potere maschile.
Questo in estrema sintesi il nocciolo del libro, che dunque mette al centro del discorso non il materno inteso come qualità etica o psicologica, ma la relazione con la madre come forma simbolica, generatrice di forme sociali improntate alla mediazione linguistica più che alla legge.