
Calamai Enrico
Niente asilo politico. Diario di un console italiano nell'Argentina dei desaparecidos
Formato 14x21 cm., 256 pagine.
Prefazione di Enrico Deaglio.
Nota introduttiva di Rubén H. Oliva.
Questo non è un libro di storia ma il racconto di una violenza di Stato. Nell'Argentina degli anni '70, precipitata nella dittatura militare, venivano applicate le tecniche di sterminio naziste con il silenzio delle democrazie occidentali, a cominciare da quella italiana e con gravi responsabilità anche da parte del Vaticano e della stessa Unione Sovietica. Scritto con stile pacato e coinvolgente il libro ci rimanda l'atmosfera della dittatura e dei massacri, rivelando anche l'ingombrante presenza della loggia P2. Racconta le speranze di chi per fuggire si rivolge all'ambasciata italiana che invece, seguendo i consigli dei generali, si blinda con doppie porte. Di fronte alla linea del governo italiano, Enrico Calamai, prima vice console e poi console tra il 1972 e il 1977 a Buenos Aires, diventa una sorta di Schindler e con l'aiuto di Filippo Di Benedetto, rappresentante dell'Inca Cgil nella capitale argentina, riesce a mettere in salvo centinaia di oppositori politici del regime. Li nasconde nel suo ufficio, procura loro documenti per l'espatrio, arriva persino ad accompagnarli oltre frontiere. "In quei tempi - racconta un testimone - non c'era il nostro governo, c'era Enrico Calamai. Chi non lo trovava era perduto."
Enrico Calamai, ex diplomatico, ha conosciuto realtà socioeconomiche e geopolitiche diverse come l'America latina e l'Asia. Rientrato in Italia, è stato chiamato a testimoniare nel processo che ha portato alla condanna di otto militari argentini, colpevoli della desapariciòn di alcuni cittadini italiani. Tra i fondatori del Comitato per la promozione e la protezione dei diritti umani, nel 2002 ha pubblicato Faremo l'America.