Pechino, insieme a Shanghai, è diventata la città piú frizzante e alla moda dell’Estremo Oriente. È bastata una quindicina d’anni per realizzare un cambiamento che non ha eguali.
Nel 1989, dopo la tragica conclusione della rivolta studentesca soffocata nel sangue per ordine di Deng Xiaoping, l’uomo forte alla guida del Partito, sembrava che il mondo sdegnato avesse voltato le spalle alla Cina.
Ma dopo i primi moti di orrore per la strage di tanti ragazzi che chiedevano ingenuamente un po’ di democrazia, le joint venture e gli investimenti di capitali stranieri ripresero con sempre maggiore vigore, consentendo in pochi anni quella crescita inarrestabile che sta cambiando radicalmente il volto alla Cina e alla sua capitale. [...]
Oggi in molti rimpiangono quella Pechino descritta con tanta attenzione dai grandi scrittori cinesi del Novecento. Pechino ha nutrito intere generazioni di narratori famosi, come Lao She, Deng Youmei, Wang Meng, fino ai piú giovani, tradotti con successo anche in Occidente, che rappresentano quella corrente letteraria «dal sapore pechinese», dove Pechino non è solo sfondo e ambientazione di storie, ma è essa stessa «personaggio», parte integrante della narrazione.
Forse nessun’altra capitale, come Pechino, si riflette non solo nelle testimonianze dei molti viaggiatori che da Marco Polo in poi la visitarono e la descrissero, ma anche in una letteratura propria, confezionata su misura sulle sue caratteristiche urbane e paesaggistiche piú peculiari, sui suoi aspetti piú intimi, sulla lingua, le abitudini e i tic dei suoi abitanti.