Mario Alighiero Manacorda
Perché non posso non dirmi comunista. Una grande utopia che non può morire
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Tardivamente, dopo anni dalla prima edizione di questo libro, uscito nel 1997 presso gli Editori Riuniti col titolo al plurale Perché non possiamo non dirci comunisti, debbo chiarire che non è nato come un libro politico, e tanto meno partitico.
Per la prima parte è uno sfogo personale, lo sfogo poetico di un animo sventurato ma tuttavia ribelle.
Per la seconda parte è l'invito a una lettura, che io chiamo umanistica, di due grandi del pensiero socialista (o, piuttosto, comunista), Marx e Gramsci, per mostrarne lo spessore culturale e l’alta carica umana.
Per la terza parte, presente solo in questa edizione col titolo al singolare Perché non posso non dirmi comunista, questa volta sfiorando la politica, è una spiegazione del come e perché nel corso di un secolo e mezzo, dopo il 1848, dopo il 1917, dopo il 1945, una parte sempre crescente dell’umanità decise di dichiararsi socialista, o piuttosto (dato che ormai la scissione tra i due nomi era cosa fatta) comunista, con una finale riflessione sullo stato del mondo all’inizio di questo cosiddetto terzo millennio.
(Mario Alighiero Manacorda, 2003)