Poema civile racconta, con il linguaggio poetico del teatro della parola, con completezza e rigore storiografico, l'intero arco della storia più che secolare della mafia siciliana, dalle origini ottocentesche all'evento più recente della cattura di Provenzano.
Già con l'unità d'Italia si agitava la formazione di una categoria sociale, se non di una classe, che in qualche modo si può dire borghese-mafioso, la quale aveva capito che tutto stava per cambiare appunto perché niente cambiasse e che l'entrare nel Regno d'Italia avrebbe accelerato il passaggio di consegne dai Gattopardi agli sciacalli.
Questo testo ripercorre le strade impervie della resistenza alla mafia seminate di martiri; uomini coraggiosi che avevano inizialmente sognato l'alba delle cooperative, l'alba della giustizia nuova. Il fascismo sostituirà la mafia a difesa dei grandi agrori, dei loro privilegi.
Il libro è una sorta di Spoon River mediterranea, dove incontriamo le storie e le parole di coloro che hanno sacrificato la loro vita per contrastare legalmente il potere politico-mafioso: prefetti, questori, commissari, poliziotti, carabinieri, giornalisti, magistrati. E soprattutto dei giudici Falcone e Borsellino.
La storia dei delitti di mafia raccontata in questo libro attraverso il respiro epico di uno strumento come il poema intende recuperare, grazie alle 65 illustrazioni che lo commentano, la suggestione dei racconti dei «cantastorie siciliani», sulla cui voce hanno viaggiato per secoli fatti e misfatti della storia dell'isola.