Portoferraio, 1933 processo a Sandro Pertini. Pertini detenuto politico sotto il regime fascista

Bramanti S., Figaia R., Marinari M.

Portoferraio, 1933 processo a Sandro Pertini. Pertini detenuto politico sotto il regime fascista

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    Sandro Pertini, modello di impegno civile e morale per tutti gli italiani.

    II Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha sottolineato il valore del suo esempio: «Rileggere la vicenda umana, politica e istituzionale del Presidente Pertini significa ripercorrere un lungo tratto della storia dell’Italia contemporanea di cui egli fu appassionato protagonista: dalla Grande Guerra alla crisi dello Stato liberale, dall’avvento del fascismo alla Resistenza e alla nascita della repubblica. Nel solco della più nobile tradizione socialista egli combattè per la piena affermazione dei valori fondamentali di libertà, democrazia e giustizia sociale, in nome dei quali affrontò con grande coraggio e dignità anche il carcere e l’esilio.

    Alui, personalità di indiscutibile prestigio e di alto profilo morale, universalmente rispettata per la sua storia di intransigente militante antifascista e di capo della Resistenza, il Parlamento si rivolse per affidargli la più alta carica dello Stato durante anni drammatici per la nostra giovane repubblica. E in quella veste egli seppe difendere la democrazia e la legalità costituzionale dagli attacchi destabilizzanti del terrorismo, battendosi con pari tenacia contro la piaga della corruzione e per uno Stato più moderno al passo con le esigenze del processo di integrazione europea.

    Grazie allo slancio ideale, alla esemplare rettitudine, all’inconfondibile tratto di umana schiettezza e alla straordinaria capacità di comunicare, che lo caratterizzarono, Pertini è riuscito ad avvicinare i cittadini alle istituzioni, diventando un modello di impegno civile e morale per tutti gli italiani».

    Il messaggio del Presidente Giorgio Napolitano a 20 anni dalla scomparsa di Sandro Pertini

     

    Pertini non aveva banche alle spalle né industrie pubbliche o di Stato: la sua ricchezza esclusiva era il suo passato di uomo libero, di galantuomo, di un Uomo che considerava l’impegno e il potere politico come strumento nell’interesse del cittadino e della collettività. Fu una voce tanto forte quanto inascoltata. Ma una voce tanto forte che ancora oggi se ne sente l’eco. Le Sue parole portarono gli studenti di una scuola media ligure a definire Sandro Pertini il galantuomo dell’ultima spiaggia. Con la speranza, non ancora perduta, che il nostro Paese non abbia ancora raggiunto e non raggiunga mai l’ultima spiaggia e possa ripartire nel tentativo di attuare e di far vivere nel concreto quella meravigliosa elaborazione di principi che è la nostra Costituzione.
    Il libro, grazie all’impegno di chi lo ha scritto, costituisce un attuale rilancio degli ideali che vissero in Pertini e in vasti strati della popolazione elbana e della speranza che gli italiani di oggi non disperdano il patrimonio lasciatoci da chi lo ha difeso e conquistato al prezzo della sua libertà e della propria vita.

    Mario Almerighi

     

    Alessandro Pertini detto Sandro (1896 – 1990) è stato un politico, giornalista e antifascista italiano. Fu il settimo presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985. Durante la prima guerra mondiale combatté sull'Isonzo, e per meriti sul campo nel 1917, fu proposto per una medaglia d’argento al valor militare Nel dopoguerra aderì al Partito Socialista Italiano e si distinse per la sua energica opposizione al fascismo. Perseguitato per il suo impegno politico contro la dittatura di Mussolini, nel 1925 fu condannato ad otto mesi di carcere, e quindi costretto a un periodo di esilio in Francia per evitare una seconda condanna. Continuò la sua attività antifascista anche all'estero e per questo, dopo essere rientrato sotto falso nome in Italia nel 1929, fu arrestato e condannato dal Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato prima alla reclusione e successivamente al confino. Nel 1943, alla caduta del regime fascista, fu liberato, e partecipò alla battaglia di Porta San Paolo nel tentativo di difendere Roma dall'occupazione tedesca. Contribuì poi a ricostruire il vecchio PSI fondando insieme a Pietro Nenni il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Nello stesso anno fu catturato dalle SS e condannato a morte, ma riuscì a salvarsi grazie a un intervento dei partigiani dei GAP. Divenne in seguito una delle personalità di primo piano della Resistenza italiana e fu membro della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale. Nell'aprile 1945 partecipò agli eventi che portarono alla liberazione dal nazifascismo, organizzando l'insurrezione di Milano, e votando il decreto che condannò a morte Mussolini e altri gerarchi fascisti. Nell'Italia repubblicana fu eletto deputato all'Assemblea Costituente, quindi senatore nella prima legislatura e deputato in quelle successive, sempre rieletto dal 1953 al 1976. Ricoprì per due legislature consecutive, dal 1968 al 1976, la carica di Presidente della Camera dei deputati, per essere infine eletto Presidente della Repubblica Italiana l'8 luglio 1978.

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