
Angelo Brelich
Presupposti del sacrificio umano
«Rispetto alla nostra sensibilità culturale i sacrifici umani, considerati superficialmente nella loro evidenza immediata, costituiscono materia di scandalo e, una volta posti nel novero dei monstra, suscitano una reazione istintiva intrisa di rifiuto e di attrazione, di fastidio e di curiosità: una reazione che non solleva problemi, perché non stimola il pensiero. I sacrifici umani, valutati alla luce delle acquisizioni delle “nuove scienze dell’uomo” (alle quali appartiene la storia delle religioni, disciplina di cui Brelich è stato maestro riconosciuto), perdono i connotati “mostruosi” nella misura in cui è possibile coglierne il significato e la funzione che legittimano la loro piena appartenenza all’orbita della cultura e, più precisamente, alla dimensione del “culturalmente alieno”. […] L’intelligenza dei fenomeni culturali “altri” richiede un impegno e un rigore maggiore del solito, in quanto la logica ad essi sottesa non di rado sembra sfuggirci di mano, poiché segue itinerari diversi da quelli cui siamo avvezzi da sempre. In altri termini, il riconoscimento positivo della diversità culturale presuppone la presa di coscienza del fatto che i confini della civiltà non coincidono con i confini della civiltà cui siamo partecipi. Letto in questa chiave, il libro di Brelich è, nel suo insieme, una lezione sulla necessità di oltrepassare i limiti che l’etnocentrismo occidentale pone alla conoscenza dell’uomo [...].»
(dalla Prefazione di Marcello Massenzio)
Formato 15x21 cm., pagine 184.
A cura di Andrea Alessandri.
Prefazione di Marcello Massenzio.
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Angelo Brelich (Budapest 1913 – Roma 1977) è una delle voci più autorevoli della storia delle religioni e, più in generale, delle nuove scienze umane. Studioso di fama internazionale, è stato allievo di Karl Kerényi all’Università di Budapest; in seguito ha ricoperto il ruolo di assistente presso la Cattedra di Storia delle religioni dell’Ateneo di Roma “La Sapienza”, della quale è divenuto titolare nel 1958. Ponendosi nel solco tracciato da Raffaele Pettazzoni, ha dato un contributo decisivo alla definizione dell’impianto teorico e, congiuntamente, della piattaforma metodologica caratterizzanti la disciplina storico-religiosa: in tale ottica il suo nome è indissociabile da quello di Ernesto De Martino. L’esigenza di valutare la religione come fenomeno culturale integralmente umano, da analizzare – nelle sue espressioni concrete – con l’ausilio della comparazione storica, rappresenta uno dei tratti salienti del suo insegnamento. I suoi lavori, considerati a tutti gli effetti classici del pensiero contemporaneo, uniscono al rigore della ricerca inerente ad uno specifico ambito storico l’ampiezza della prospettiva teorica, che tocca problematiche attuali d’interesse generale riguardanti, ad esempio, il laicismo e il relativismo culturale.
Andrea Alessandri ha conseguito il dottorato di ricerca nel 2006. Attualmente collabora con la Cattedra di Storia delle religioni dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. I suoi lavori e i suoi interessi di ricerca hanno per oggetto l’opera dei maestri italiani della storia delle religioni (Raffaele Pettazzoni, Ernesto De Martino e Angelo Brelich).