«Questi scritti saranno uno specchio in cui mi divertirò a osservare i miei contemporanei e me stesso, non un quadro destinato al pubblico. Nemmeno i miei migliori amici ne saranno a conoscenza… Intendo scoprire con sincerità le ragioni che ci hanno indotto ad agire…Insomma voglio esprimere francamente ciò che ricordo e pertanto è necessario che questi scritti restino assolutamente segreti.»
Queste memorie – scritte ricorda Braudel nella Prefazione, «con vivacità da un uomo rimandato bruscamente ai suoi ozi dopo una tempesta rivoluzionaria che l’ha terribilmente scosso… e che cerca di mettere un poco d’ordine nelle sue impressioni» – non sono solo l’affascinante (e letterariamente splendida) confessione dell’ultimo grand seigneur illuminista: sono anche la testimonianza di una lucidità di analisi ineguagliata, capace di esprimersi in ritratti elegantemente crudeli e in intuizioni fulminanti.