L'ingerenza dei comuni cittadini nelle questioni riguardanti la ricerca scientifica non è generalmente ben vista dagli scienziati e dai media. Il cittadino è per lo più trattato come un eterno minorenne che deve seguire senza troppe domande i pareti degli "esperti", anche quando toccano le sfere più delicate della sua esistenza privata e sociale.
Questo volume nasce invece dall'idea che il paternalismo scientista è non solo inappropriato ma pericoloso sia per la democrazia che per la scienza, in quanto solo un controllo costante dei cittadini su metodi, finalità e risultati della ricerca scientifica può garantire che questa non venga sviata per servire interessi di potentati econornici e accademici.
I saggi contenuti in questo libro forniscono un 'amplissima esemplificazione che getta una luce nuova e spesso inquietante su quanto viene imposto all'opinione pubblica "in nome della scienza", pur essendo controverso o, talvolta, dimostrabilmente falso.
Tra i temi trattati sono i rischi da esposizione a radiazioni e sostanze chimiche, gli organismi geneticamente modificati, l'omeopatia, le teorie sulla natura del cancro, la controversia sull'Aids, la base osservativa della teoria dell'universo in espansione.
A essere messa in crisi, sia implicitamente che attraverso contributi specifici, è l'immagine di maniera della comunità scientifica come aperta alle critiche e dotata di un'intrinseca capacità di autocorrezione.