Se mi domandassero che cos’è l’uomo, io non potrei rispondere; ma se mi domandassero quando l’uomo è uomo, allora risponderei, nel modo più semplice, che l’uomo è uomo, uomo genuino, quando nel proprio agire egli si sente responsabile di fronte a se stesso, responsabile cioè di fronte alla propria mente, al proprio giudizio, alla propria criticità. Pure, dopo questa risposta io potrei anche sentirmi non del tutto tranquillo, come chi si è espresso con un troppo facile, formale e tradizionale, «razionalismo». E dovrei tornare a rispondere, cercando un modo ancor più semplice e meno filosoficamente compromesso, e insieme più esatto e più largo; e allora direi: quando l’uomo si sente in ogni singola azione (volizione, decisione) responsabile di fronte al complesso di tutte le sue azioni passate e future, cioè sente in ogni azione la presenza e l’unità di tutta la propria vita, di tutto se medesimo. Quando cioè ha assunto su di sé il proprio essere e ha accolto la propria libertà.
Dall’Introduzione di Luporini