Scritto alla vigilia della Rivoluzione d’ottobre Stato e rivoluzione resta un punto di partenza essenziale per qualsiasi ulteriore approfondimento della dottrina del marxismo. Qui Lenin – con il pragmatismo che gli è proprio –, affronta dal punto di vista dottrinario, storico e anche pratico l’applicazione dei principi rivoluzionari, a partire dai moti del 1848 e della Comune di Parigi (1871).
Il problema dello Stato assume [...] una particolare importanza, sia dal punto di vista teorico che dal punto di vista politico-pratico. La guerra imperialista ha accelerato e acutizzato a un grado estremo il processo di trasformazione del capitalismo monopolistico in capitalismo monopolistico di Stato. L’oppressione mostruosa delle masse lavoratrici da parte dello Stato, il quale si fonde sempre piú strettamente con le onnipotenti associazioni dei capitalisti, acquista proporzioni sempre piú mostruose. [...]
La rivoluzione proletaria internazionale matura in modo visibile, e il problema del suo atteggiamento verso lo Stato assume un significato pratico. Gli elementi di opportunismo che si son venuti accumulando nel corso di decenni di sviluppo relativamente pacifico, hanno fatto sorgere la corrente socialsciovinista che domina nei partiti socialisti ufficiali di tutto il mondo. [...] – che è socialismo a parole e sciovinismo nei fatti – si distingue per l’adattamento piatto, servile dei «capi» del «socialismo» agli interessi non solo della «propria» borghesia nazionale, ma precisamente del «proprio» Stato, giacché da lungo tempo la maggior parte delle cosiddette grandi potenze sfruttano e asserviscono numerosi popoli piccoli e deboli. Orbene, la guerra imperialista è appunto una guerra per la spartizione e la ridistribuzione di un simile bottino. La lotta per sottrarre le masse lavoratrici all’influenza della borghesia in generale, e in particolare della borghesia imperialista, è impossibile senza una lotta contro i pregiudizi opportunistici sullo «Stato».
Esamineremo innanzitutto la dottrina di Marx e di Engels sullo Stato, soffermandoci piú a lungo sugli aspetti di questa dottrina che sono stati dimenticati o travisati dall’opportunismo. [...] Trarremo infine i principali insegnamenti dall’esperienza delle rivoluzioni russe, del 1905 e soprattutto del 1917. Quest’ultima, a quanto pare, volge in questo momento (principio d’agosto 1917) al termine della sua prima fase di sviluppo; ma tutta questa rivoluzione non può essere concepita se non come un anello della catena delle rivoluzioni proletarie socialiste provocate dalla guerra imperialista.
Dalla Prefazione dell’Autore alla prima edizione.