Icilio Vecchiotti
Storia del Buddhismo indiano. Vol. III - Le varie forme di idealismo Buddhista
Scegli le opzioni
«Quando si parla di idealismo buddhista, la mente corre subito agli yogacarah. Ma si tratta in verità di cosa avente, sí, affinità, se si guarda ai caratteri di tendenza e alla sua appartenenza, che lascia adito a sfumature, al Grande Veicolo, ma nel contempo di qualcosa di diverso, in quanto appar tentare, almeno entro certi limiti, un improvviso ed inopinato incontro con taluni aspetti del brahmaṇesimo idealista. La scuola ha avuto diversi rappresentanti, che hanno avuto solo in modo scarso e inadeguato l’onore della attenzione critica. [...]
L’esigenza di base di questo idealismo è quella di un fondamento coscienziale, di una coscienza di base che costituisce cioè, il termine concreto su cui si regge il mondo fenomenico. Ma già nel buddhismo h(nayanico la buddhità era rappresentata come coscienza luminosa.
È ora proprio la coscienza luminosa buddhica ad essere rappresentata come punto positivo di partenza di un’esistenza che non è certo per sé positiva, ma che ha la buddhità come punto certo di riferimento per la liberazione. Il principio della luce buddhica diventa perciò un principio eterno che è anche un’eterna certezza e un’eterna verità, che implica contro i vuotisti senz’altro e contro gli idealisti della prima maniera [...], un forte avvicinamento, anche se non proprio un ritorno al brahmaṇesimo idealista.»