
Marco Mazzeo
Tatto e linguaggio - Il corpo delle parole
Pagine: 288, formato 14x21 cm.
Ai primi del Novecento l'incontro tra la biologia morfologica e la riflessione filosofica di Heidegger e Gehlen porta a una conclusione importante: nudità, carenza di istinti e stazione eretta costituiscono una condizione di svantaggio rispetto alle altre specie che esige una compensazione culturale. Poiché nasce inadatto, l'essere umano adatta a sé il mondo tramite mani e linguaggio verbale.
Per comprendere il senso della razionalità (e anche dell'irrazionalità) umana, bisogna considerare la specificità biologica e percettiva di un corpo che non ospita alcuna oscura interiorità. Il corpo umano si contraddistingue, in primo luogo, per la sua cronica immaturità: la sensibilità generica e diffusa di un organismo che non si specializza è la fonte di una plasticità genetica e cognitiva che costituisce il luogo d'origine del linguaggio. Attraversando l'etologia e il darwinismo, la scuola della Gestalt e l'approccio ecologico di Gibson, l'autore traccia una linea di pensiero che interpreta il tatto come il cardine della nostra forma di vita.
Marco Mazzeo è dottorando di ricerca in filosofia all'Università della Calabria. Ha curato il volume monografico della rivista "Il cannocchiale" Wittgenstein 50 anni dopo: corpo, sensibilità e linguaggio (2001) ed è curatore, insieme ad altri, del libro Linguaggio e Percezione. Le basi sensoriali della comunicazione verbale (2002).