Nella produzione complessiva di Angelo Brelich, Tre variazioni romane sul tema delle origini rappresenta il principale contributo di storia della religione romana o, più esattamente, di storia delle religioni applicato al terreno d’indagine della “religione romana”.
Il primo (1955) s’inserisce in un quadro di laboriosa transizione da una formazione sostanzialmente classicistica di stampo mitteleuropeo ad una esplicitamente comparativistica, attenta agli orientamenti dello storicismo storico-religioso, soprattutto di marca pettazzoniana: il secondo momento, invece, (1976, ma in realtà 1974-gennaio 1975), riguarda una fase di rinnovamento nella produzione di Brelich nella quale, dopo due decenni in cui si era occupato maggiormente del mondo religioso greco, egli stava ritornando, con nuovi orientamenti metodologici, a ricerche sulla religione romana.
La revisione del libro, oltre ad alcuni articoli preparatori, costituisce l’avvio di questa nuova fase, bruscamente interrotta dalla malattia che colpì lo studioso e che lo portò alla morte (settembre 1977). […] Già nel titolo Brelich richiama il suo referente comparativo. «Si tratta – scrive – di tre studi su argomenti apparentemente disparati, ma riuniti da una comune tematica di fondo (...) che non avrei potuto certamente intravedere finché il mio sguardo non oltrepassava l’orizzonte dei fatti romani. Si trattava di quel “passaggio” dal non ordine all’ordine che le culture più varie evocano in infinite forme del linguaggio religioso, per riaffermare i propri valori fondamentali». Viene considerato, in altri termini, quel “tema delle origini” di cui Brelich si occupa di rilevare alcune “variazioni romane”.
dalla Prefazione di Enrico Montanar