Gianotti Lorenzo
Umberto Terracini. La passione civile di un padre della Repubblica
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Intensa e nitida figura nelle vicende nazionali del Novecento, Terracini ha rappresentato in modo originale travagli e nobiltà del comunismo italiano. In lui risalta l'eccentrica antinomia tra la fedeltà al partito di cui fu fondatore e l'inestinguibile indipendenza di pensiero che lo spinse a contrasti radicali con il Pci, fino alla sua (transitoria) espulsione: dalla tensione con il primo Comintern, ai dissensi nel carcere e al confino, alla critica al patto Molotov-Ribbentrop, ai giudizi sull'Urss staliniana e post staliniana.
Insieme egli dedicò tutta l'esistenza alla libertà degli italiani: trascorse 18 anni di segregazione impostagli dal regime fascista e, tornato in libertà, presiedette l'Assemblea che predispose e approvò la Costituzione.
La sua figura smentisce gli sconfortanti clichet della politica, con la serietà del contegno, la coerenza di chi non si è piegato, la dedizione piena e disinteressata alla causa abbracciata dalla adolescenza, il lucido ragionare. Terracini è una prova che, mentre il fascismo e la guerra trascinavano l'Italia nella catastrofe, la patria rinasceva nelle prigioni.