Teresa Vergalli
Un cielo pieno di nodi. La storia che si fa romanzo
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«[...] parola d’ordine o non parola d’ordine, i tedeschi li avrebbero catturati e uccisi ugualmente tutti, là all’oratorio. Erano armati fino ai denti, con mitraglie sulle camionette, e poi bombe, cannoncini. Tutto. E loro, i partigiani, avevano pochissime munizioni. Me l’aveva detto il giorno prima il loro capo, che conoscevo. Ero andato a Cerva a portare roba. Mi aveva parlato dell’azione a Marrada, e io gli ho proposto di mandare qualcuno sull’altura di fronte, visto che ai Cappuccini si arriva anche da quella parte. Così abbiamo concordato tutto, orari, segnali, scorciatoie. E abbiamo sbagliato.»
Una microstoria che diventa una finestra su un periodo decisivo del nostro Paese.
Il romanzo ripercorre alcuni episodi della guerra partigiana, fornendone una visione non retorica e attenta ai dettagli quotidiani allargando la visuale alla vita contadina nell’Emilia del periodo fascista. La narrazione, sul filo della memoria di una giovane partigiana, procede per piccoli quadri che, alla fine, danno conto non solo delle storie private, ma anche di una parte significativa della storia del nostro Paese. Ciò che piú resta dalla lettura del libro è la coerenza di un percorso e la capacità di trasmetterne l’es- senziale anche attraverso «Il cielo pieno di nodi». E, forse sopratutto, per quel tocco di leggerezza e curiosità «giovanili» che l’autrice mette nel ricordare le caotiche e poco raccontate esperienze della formazione dell’Italia democratica.