Lorenzo Gianotti, Nicola Lombardozzi
Un secolo di Russia 1917-2017. Dalla rivoluzione bolscevica a Vladimir Putin
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Che cosa connette la Russia di oggi con la rivoluzione del 1917 e lo Stato sovietico?
Le differenze sono evidenti: allora la maggioranza dei russi viveva in campagna, ora nelle aree urbane; allora fu imposta l'uniformità sociale, ora le differenze dei redditi sono paragonabili a quelle Usa; l'Urss era chiusa verso l'esterno, ora l'economia russa è collegata a quella mondiale. Tuttavia i legami hanno profonde radici. Si osservano nella preponderanza dello Stato e del suo vozd (leader) sulla società, nell'adozione della democrazia "sovrana" che inibisce il pluralismo politico, nelle ambizioni geopolitiche mostrate manu militari in Georgia, in Ucraina, in Siria. La Russia è tornata una grande potenza? Se sul piano militare essa dispone di forze tra le maggiori (inferiori tuttavia a quelle Usa), quanto ad economia e sviluppo tecnologico è indietro ai paesi occidentali e alla Cina, essendo prevalentemente fornitrice di combustibili fossili e materie prime. Putin è saldamente al potere. Sul futuro possono influire molte contraddizioni, oltre che il nuovo presidente americano.
Il centenario della Rivoluzione Russa del 1917 fornisce l’occasione per ripensare la Russia moderna. La collisione con l'Occidente e l'autoritarismo interno hanno rinfocolato il nazionalismo e irrobustito il consenso a Putin, isolando le già fragili voci critiche. Ma le sanzioni e la caduta del prezzo dei carburanti si ripercuotono sulla struttura irrigidita dell'economia e sulla vita quotidiana dei Russi. L'accentramento del potere nelle mani di Putin si presenta come elemento di compattezza, ma al tempo stesso subordina il futuro alle fortune politiche e fisiche del capo. Dunque una rappresentazione di potenza cela debolezze organiche. Altre volte nel secolo scorso in Russia l'assolutismo (dello zar, del politbjuro) ha soffocato alternative ragionevoli, conducendo a crisi drammatiche. È questo che si sta preparando?