Una casa colma di echi. Figure classiche, narrazioni contemporanee

Nicola Ferrari

Una casa colma di echi. Figure classiche, narrazioni contemporanee

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    Domandarsi quale (e come) possa essere la nostra Classicità bidimensionale, senza profondità.
    Si può interrogare il modo imprevedibile della sopravvivenza ma anche indagare, da questa prospettiva, il modo della nostra sopravvivenza. Chiedersi, cioè, come (e quali) possiamo apparire noi – ma soprattutto: noi, chi siamo?
    Il problema della memoria si deforma, dalla prospettiva eccentrica degli esclusi.
    Nella prospettiva sghemba di chi non appartiene al quadro, il monumento (o quel che resta) perde l’ultima stabilità, si deforma? cade in polvere, nella luce del crepuscolo? il bianco del marmo si rivela fosforescenza di una neve, che incanta ma, effimera, si scioglie? Oppure solo nel desiderio di chi non lo abita più (o non lo ha mai abitato) il quadro può ritrovare un’ulteriore realtà di forma e di colore?

     

    Per noi, nonostante ogni nostalgico lamento, nonostante ogni tentativo di arroccamento, segregazione o difesa, il passato non è andato perduto. Anzi, mai come oggi, nella nostra estrema contemporaneità, i materiali della classicità si sono resi conservabili, disponibili, fruibili, riproducibili, in infinite forme e su infiniti supporti. Ma del Passato è andata perduta l’unità organica, (il suo respiro d’insieme).

    Il nostro ipertrofico passato si costituisce su una miriade di schegge, trasformate in sistemi passanti, libere e sospese in innumerevoli reti, iridescenti, mobili e cangianti. E, in una percezione della realtà come sovrapposizione e simultaneità di stimoli, il luogo del senso (e della memoria) sale, dalle sacre cripte custodite da un’ascetica élite sacerdotale, verso una superficie – emozionante per la sua luce irradiante, non per la faticosa e consapevole conquista dello scavo. Sulle superfici testuali, specchio del nostro mondo liquido, si riflettono baluginii e bagliori dell’antico mondo solido.Ma questa forma di permanenza, deve essere compresa come una forma nuova.

    Perché il passaggio della luce antica avviene ora in una completa eterogeneità dei materiali nei quali si propaga.



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